COME FUNZIONA L’UV?

Una tecnologia eco-compatibile, per una disinfezione esente da prodotti chimici

 

montagna-catalogo1La luce UV, in generale, è una parte  del naturale spettro di emissione della  luce solare.  La radiazione UV si suddivide poi in quattro sotto categorie in base alla lunghezza d’onda della radiazione stessa: UV-A, UV-B, UV-C ed UV-Vacuum.


Tra le lunghezze d’onda della luce UV quella a cui il DNA degli esseri viventi è più sensibile è quella specifica della radiazione UV-C. Gli organismi viventi non dispongono di meccanismi di difesa adeguati contro i raggi ultravioletti, essendone stati sempre protetti dall’ozonosfera.

La reazione fotochimica  derivante dall’esposizione alla luce UV-C, comporta la rottura dei legami all’interno della catena del DNA impedendo ai microrganismi di riprodursi, portandoli  a terminare il loro ciclo di vita senza dar luogo a generazioni successive. Il picco di massima sensibilità del DNA si colloca alla lunghezza d’onda di 260nm, ciò spiega la grande efficacia delle lampade UV-C a bassa pressione che generano un’emissione monocromatica a 254nm.

I sistemi di disinfezione UV-C sfruttano gli effetti di questa radiazione sul DNA la cui catena elicoidale viene interrotta, si rompe impedendo la replicazione del codice genetico e quindi, in sostanza, la possibilità di formazione di colonie batteriche: il microrganismo colpito viene quindi inattivato, impedendone la riproduzione.

Il dimensionamento di un sistema di trattamento UV si concentra quindi sull’intesità prodotta all’interno di un volume di reazione finito e sul tempo di contatto in cui i microrganismi sono esposti alla radiaizone.

In pochi secondi, e con ingombri limitati, il fluido da trattare viene irraggiato e la carica batterica inattivata, senza l’utilizzo di prodotti chimici, senza alterare le caratteristiche organolettiche dell’acqua e senza generare alcun sottoprodotto sgradevole, o addirittura nocivo, per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

Un sistema indubbiamente eco-compatibile ed utilizzabile anche per alcune tipologie di fluidi “difficili” ( ad esempio oli emulsionati, sciroppi di glucosi, reflui industriali), grazie a geometrie di irradiazione appositamente studiate per garantire prestazioni ottimali.