Il cuore di un’apparecchiatura UV è indubbiamente rappresentato dalle lampade UV-C.
L’emissione della luce alla particolare lunghezza d’onda di 254 nm è alla base del sistemi di disinfezione basati su luce ultravioletta. È infatti questa particolare lunghezza d’onda che permette di inattivare il DNA dei microrganismi inibendone la capacità di proliferazione e quindi di contaminazione.
Delle possibili tipologie di lampade esistenti, quelle che trovano applicazione estensiva sono quelle a vapori di mercurio. Queste lampade contengono gas a una determinata pressione i cui atomi, attraversati da una scarica elettrica, vengono eccitati rilasciando l’energia acquisita sotto forma di radiazione elettromagnetica a lunghezze d’onda specifica.
La lunghezza d’onda generata si concentra in due picchi di 254nm e 185nm, in più, nel passaggio attraverso stati transitori, viene generata una piccola percentuale di luce visibile.
Il quarzo che riveste le lampade può essere opportunamente “drogato” per filtrare o meno la radiazione a 185nm a seconda delle applicazioni consentendo l’emissione della sola quota visibile (di poca entità) e di quella a 254nm efficace per il processo di disinfezione.